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Assistenza domiciliare integrata: in cosa consiste e requisiti necessari

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27 Novembre 2024 by Emadober

L’assistenza domiciliare integrata o ADI: cosa devi sapere

Uno dei più importanti servizi territoriali erogati dalle ASL risulta senza dubbio l’assistenza domiciliare integrata. Abbreviata con l’acronimo ADI, questa longeva tipologia di supporto per anziani e malati è stata recentemente ridefinita Cure Domiciliari Integrate o CDI (termini che useremo in alternativa ai primi).

Il trattamento globale garantito dall’ADI consente a un soggetto fragile di ricevere cure sanitarie adeguate nel comfort della propria casa. Un sollievo sul versante psicologico, pratico e, sorpresa, anche per le finanze statali.

L’insieme di prestazioni multidisciplinari incluse nell’assistenza domiciliare integrata infatti, in oltre un ventennio di esistenza, ha dimostrato di poter garantire l’efficacia sperata. Al punto che in moltissimi casi  può sostituire le ospedalizzazioni e i ricoveri nelle strutture di lungodegenza.

A rendere possibile il funzionamento del servizio concorrono con il loro operato varie figure professionali: medici, infermieri (Approfondimento: “Assistenza infermieristica domiciliare”), OSS, fisioterapisti, etc.

Se hai già qualche informazione in merito all’ADI sai che si tratta di una forma di supporto alla persona fragile dalla struttura molto articolata. Non potrebbe essere diversamente, poiché deve corrispondere a un piano di assistenza individuale (PAI), vale a dire unico per ogni persona. Vediamo quindi di conoscerlo in modo approfondito e di capire con quali requisiti si può accedere alle CDI.

adi, oggi definita cdi
Una dottoressa durante un servizio ADI
assistenza domiciliare integrata a media intensità
L’ADI garantisce cure personalizzate fruibili a domicilio

Indice articolo

  • 1.Cosa è l’ Assistenza domiciliare integrata?
  • 2.Perché è un servizio importante?
  • 3.Qual è la differenza tra ADI e assistenza domiciliare di base
  • 4.Qual è la differenza tra ADI e SAD
  • 5.ADI: Quali sono i servizi offerti?
  • 6.Quanti e quali sono i livelli di assistenza domiciliare
  • 7.Assistenza Domiciliare Integrata semplice o a bassa intensità
  • 8.Assistenza Domiciliare Integrata a media intensità
  • 9.Assistenza Domiciliare Integrata complessa o ad alta intensità
  • 10.Dimissioni ospedaliere protette
  • 11.Di cosa si occupa l’infermiere ADI?
  • 12.Chi ha diritto all’assistenza domiciliare integrata?
  • 13.Come richiederla?
  • 14.Tempi di richiesta e attivazione del servizio
  • 15.La differenza tra richiesta ADI semplice e complessa
  • 16. Quanto costa l’assistenza domiciliare integrata?
  • 17.Chi eroga il servizio?
  • 18.Quali sono le coperture assicurative per integrare l’ADI
  • 19.Assistente familiare e ADI

 

Cosa è l’ Assistenza domiciliare integrata?

Nella definizione di assistenza domiciliare integrata rientra un complesso di prestazioni sanitarie, riabilitative e socio-sanitarie di cui il soggetto beneficiario usufruisce a casa propria. La finalità dell’ADI è ripristinare lo stato di salute ottimale della persona oppure, quando questo non è ottenibile, rallentare il decorso della malattia e i suoi effetti. In caso di pazienti terminali si tratta di assicurare cure palliative adeguate.

I destinatari delle cure domiciliari integrate sono soggetti con riduzione o perdita totale dell’autonomia personale. Una condizione insomma alla quale consegue l’inabilità (anche provvisoria) a recarsi presso le strutture sanitarie per ricevervi i trattamenti necessari. Tali individui possono avere qualunque età ma più frequentemente si tratta di anziani. Poi disabili, pazienti terminali e portatori di patologie invalidanti.

Per fornire un’idonea risposta terapeutica e socio-sanitaria la prassi inizia obbligatoriamente dalla valutazione accurata dei bisogni della persona e delle risposte più efficaci per soddisfarli. Tale disamina viene poi descritta nella Cartella Integrata Cure Domiciliari del paziente.

La tappa successiva è stilare un piano di assistenza individuale (PAI) da presentare e spiegare al malato. Per ricevere il servizio il medesimo deve fornire il suo consenso formale. Anche il PAI diventa parte della Cartella Domiciliare.

I servizi inclusi nell’ADI, come vedremo in un paragrafo successivo, sono molti. Ad ogni paziente vengono infatti erogate secondo le sue personali necessità visite mediche e specialistiche, supporto psicologico, rifornimento di medicinali e apparecchiature (ad esempio le bombole di ossigeno), prestazioni infermieristiche. In molti casi ai trattamenti terapeutici si affianca l’assistenza socio-sanitaria (Approfondimento: “Quali sono le diverse tipologie di assistenza domiciliare?”). La sua funzione è assolvere alle mansioni quotidiane che l’individuo non può espletare in autonomia.

La decisione relativa al piano assistenziale individuale (PAI) spetta a una Commissione Multidisciplinare oppure al Medico Distrettuale. Sempre per aderire alle esigenze del singolo le cure domiciliari integrate, che sono rinnovabili, hanno avere una durata variabile. L’arco temporale è misurabile complessivamente in mesi o anni (eventuali rinnovi inclusi).

L’equipe chiamata a erogare l’assistenza domiciliare integrata ha un compito impegnativo. Per questo sono coinvolti diversi professionisti della salute, medico e infermiere per esempio, che operano secondo il piano di assistenza individuale. La loro attività risulta documentata, man mano che si realizza, nel Diario Integrato, un’apposita sezione della Cartella Domiciliare.

assistenza domiciliare integrata informazioni essenziali
Le cose fondamentali da sapere sull’ADI

 

Destinatari dell’ADI sono i soggetti fragili come ad esempio i malati psichiatrici
adi per malati psichiatrici

 

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Perché è un servizio importante?

Per comprendere l’importanza dell’assistenza domiciliare integrata basta pensare cosa significherebbe la sua abolizione. Moltissimi soggetti anziani, disabili, convalescenti o con gravi patologie croniche sarebbero costretti a ricorrere ad alternative più svantaggiose. Vale a dire subendo/prolungando un’ospedalizzazione, oppure lasciando la propria casa per trasferirsi in una RSA.

Fa riflettere apprendere che un tempo, quando le cure domiciliari dispensate dal SSN erano di là da venire, molte famiglie davano fondo ai propri risparmi pur di procurare a un congiunto malato assistenza privata con medico e infermiere a domicilio. Al loro onorario spesso si aggiungevano i costi per i farmaci ed eventuali apparecchiature necessarie. Tutto questo pur di evitare il malessere e anche i rischi di una degenza nosocomiale.

E’ noto infatti che un soggetto vulnerabile ricoverato può contrarre un’infezione ospedaliera, un problema a tutt’oggi irrisolto. Inoltre viene a mancare il riferimento costante di un parente caregiver o di un’assistente familiare fidata.

Le conseguenze appaiono intuibili: ansia, senso di solitudine, per non parlare di problematiche legate all’assistenza insufficiente che può verificarsi nei reparti ospedalieri sovraffollati quando vi sono ricoverati molti pazienti non autonomi. Giusto per citare un’evenienza comune, la mancata/incompleta assunzione dei pasti.

Quanto al SSN, senza ADI si ritroverebbe a fronteggiare un’impennata di ricoveri che con la cronica carenza di personale ospedaliero risulterebbe ingestibile. Poi ci sarebbero gli aumenti dei costi per i servizi alberghieri nosocomiali, l’incremento del personale e gli straordinari associati, etc.
In sintesi, le CDI influiscono positivamente sulla qualità della vita delle persone interessate e sulle finanze pubbliche.

Ovviamente l’assistenza domiciliare integrata ha anche dei limiti. Il servizio infatti prevede il supporto di un caregiver (un familiare, una badante ad esempio). Inoltre richiede in vari casi un certo spirito di adattamento in termini di orari. Ma si tratta di problemi risolvibili, eventualmente integrando il servizio con assistenza privata di qualità. Una soluzione in effetti molto diffusa.

cure domiciliari integrate
Oggi l’ADI è rinominata CDI
soggetto fragile con diritto a ricevere assistenza domiciliare
L’idoneità a ricevere assistenza domiciliare integrata è compito di una Commissione Multidisciplinare

 

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Qual è la differenza tra ADI e assistenza domiciliare di base

L’assistenza domiciliare integrata non è l’unica forma di supporto a domicilio dispensato dal SSN. E spesso si fa confusione tra ADI e assistenza domiciliare di base. Quest’ultima è anche conosciuta come Assistenza Domiciliare Programmata (ADP). L’espletamento di questo servizio spetta al medico di base, che eroga visite domiciliari a intervalli programmati (settimanali, bisettimanali o mensili).

Nel corso delle medesime il sanitario verifica lo stato di salute dell’assistito, la sussistenza di condizioni ambientali e abitative idonee (in riferimento all’aspetto igienico, all’adeguatezza dei familiari a prendersene cura, etc.) ed eventualmente prescrive l’intervento di altre figure professionali come l’infermiere, il fisioterapista o l’OSS.

Come l’ADI, l’ADP non ha costi a carico del cittadino. I soggetti beneficiari sono persone impossibilitate a raggiungere autonomamente l’ambulatorio del medico a causa di patologie invalidanti oppure per l’età avanzata. Questo è altro un punto di convergenza con l’ADI.

La differenza risiede invece nell’intensità e completezza delle prestazioni dispensate. Nell’ADP risultano nettamente inferiori in entrambi gli aspetti. In dettaglio:

  • visite settimanali o ancora più dilazionate rispetto agli interventi giornalieri feriali o 7 giorni su 7 dell’assistenza domiciliare integrata;
  • un’unica figura di riferimento, il medico di medicina generale, rispetto a un servizio multidisciplinare che può coinvolgere medici specialisti, infermieri, fisioterapisti, etc.

Da notare che qualora il curante ne ravvisi la necessità, l’ADP può portare all’attivazione dell’ADI. Infatti la richiesta del servizio avviene in genere per decisione del medico di famiglia.

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Qual è la differenza tra ADI e SAD

Una famiglia in cerca di assistenza per un proprio caro può apprendere che esiste anche il Servizio di Assistenza Domiciliare. Ecco quindi scaturire la domanda: cosa distingue l’ADI dal SAD? Diciamo subito che si tratta di 2 tipologie di supporto effettivamente differenti ma con un punto di incontro.

L’assistenza domiciliare integrata prevede infatti un aiuto globale personalizzato, riservato a individui non autonomi. Questo significa che il beneficiario riceve cure di carattere sanitario e quando è il caso anche di tipo socio-sanitario.

La SAD invece si basa esclusivamente sull’assistenza socio-sanitaria. L’erogazione della medesima prevede l’intervento di un OSS (Approfondimento: “Operatore socio-sanitario a domicilio”), in qualche caso un OSA (operatore socio-assistenziale, una figura oggi più rara) o un OSSS (si tratta di un OSS specializzato).

L’operatore ha il compito di aiutare la persona in difficoltà (talvolta in una situazione di reale degrado) a recuperare una quotidianità dignitosa, serena, protetta e, quando è il caso, a reinserirsi socialmente.

A tale fine l’OSS provvede all’igiene della persona e degli ambienti in cui vive, ad accompagnarlo nelle sue uscite, a svolgere le commissioni, a mantenere la casa in buone condizioni, a preparare e somministrare i pasti e a supportare l’assistito sul piano psicologico (mediante attività ricreative e di relax, facendogli sentire la propria vicinanza, etc.).

Una differenza tra ADI e SAD da sottolineare è relativa al costo del servizio. L’assistenza domiciliare integrata è gratuita su tutto il territorio nazionale. Il Servizio di Assistenza Domiciliare invece segue le disposizioni regionali.

Nonostante l’ampia variabilità, in linea di massima vediamo che i cittadini con reddito basso o molto basso sono esentati dal pagamento del servizio, viceversa l’assistito è chiamato a contribuire (o talvolta a provvedere per intero) a coprire il costo della SAD.

Prima visita per stilare il PAI dell’assistenza domiciliare integrata
visita preliminare per assistenza domiciliare integrata

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ADI: Quali sono i servizi offerti?

Come già precisato, i servizi offerti dall’ADI sono personalizzati sulle necessità del singolo soggetto. Questo comporta la suddivisione di questa tipologia di assistenza in sotto-tipologie, ossia: assistenza domiciliare integrata semplice e complessa (quest’ultima a sua volta di più livelli). La catalogazione avviene in base all’intensità dei trattamenti richiesti. Ne deriva insomma che le prestazioni multi-disciplinari possono essere più numerose e assidue in un caso e meno in un altro.

L’elenco completo dei servizi disponibili annovera:

  • visite mediche specialistiche;
  • interventi fisioterapici;
  • assistenza infermieristica e assistenza infermieristica specializzata (cateterismo, medicazioni, trattamento delle stomie, gestione dell’alvo, etc.);
  • supporto psicologico;
  • prelievi ematici e raccolta di altri campioni biologici (salivari, urine, feci, etc.);
  • esami strumentali (ecografia, ECG, spirometria; etc);
  • supporto socio-sanitario (igiene personale, aiuto ai pasti, etc.);
  • educazione dei familiari al corretto caregiving;
  • terapie di vario genere (intramuscolare, infusiva, antalgica…), ivi incluse quelle con apparecchi elettromedicali idonei all’utilizzo domiciliare (che saranno forniti dall’ASL);
  • fornitura dei farmaci prescritti;
  • teleassistenza;
  • cure palliative per malati terminali.

Esistono poi altri interventi, attivabili all’interno delle CDI, che coinvolgono attori esterni. Degna di menzione, ad esempio, la notifica all’ENEL affinché in caso di interruzioni di corrente provveda ad assicurare comunque la fornitura di energia all’abitazione del paziente. Questo accorgimento deve realizzarsi quando il soggetto fa uso di apparecchiature elettriche salvavita come un ventilatore meccanico. Oppure i trasporti in ambulanza per soggetti non deambulanti, finalizzati all’accesso alle strutture sanitarie per quelle prestazioni non erogabili a domicilio.

Vediamo ora in cosa consistono le sotto-tipologie di ADI.

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Quanti e quali sono i livelli di assistenza domiciliare

I servizi inclusi nell’ADI sono in funzione del livello di assistenza domiciliare assegnato al paziente. In totale si contano 3 livelli di cure domiciliari integrate. Il livello base corrisponde all’ADI semplice, altrimenti definita a bassa intensità, mentre il 2 e il 3 corrispondono all’ADI complessa o ad elevata intensità.

Come suggerisce la logica, chi presenta criticità e/o una condizione di perdita totale di autonomia usufruisce di un supporto ben maggiore (CDI complessa) di chi mostra uno stato di salute migliore (ADI semplice). Come vedremo, le 2 diverse tipologie presentano anche un iter di attivazione differente.

La valutazione su cui si basa l’inquadramento del malato e la conseguente assegnazione al livello CDI corretto tiene conto di diversi parametri misurabili che formano l’ICA, ossia l’indice di complessità assistenziale. L’ICA misura:

  • il grado di autonomia della persona: esistono 5 livelli crescenti, col primo che rappresenta l’autosufficienza e il 5 che corrisponde a una totale incapacità a gestire i propri bisogni autonomamente;
  • gli 11 bisogni assistenziali di un individuo ad esempio igiene, sonno e riposo, respirazione, etc.

Un anziano riceve cure nell’ambito di un piano ADI a bassa intensità
adi a bassa intensità

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Assistenza Domiciliare Integrata semplice o a bassa intensità

Le Cure Domiciliari Integrate a bassa intensità si rivolgono a individui con difficoltà di accesso ad ambulatori e studi medici per l’età, deterioramento cognitivo e/o problemi motori, ma comunque in uno stato di salute non particolarmente compromesso.

Nella categoria si situano fra gli altri pazienti diabetici, ipertesi, o anche con patologie più importanti come la cirrosi epatica (non stadio terminale) o bronco pneumopatia cronica ostruttiva. Le prestazioni necessarie per tali pazienti sono di monitoraggio (ad esempio visite mediche, raccolta di campioni biologici) e terapeutiche/riabilitative “leggere”. Nel novero rientrano la terapia iniettiva, le medicazioni, i clisteri, l’ossigenoterapia per alcune ore quotidiane, etc.

L’erogazione del servizio può essere intervallata da pause di più giorni (weekend) senza che questo comprometta la salute e il recupero del paziente. Le visite del medico di medicina generale, che è il responsabile terapeutico dell’ADI semplice, si rendono necessarie con una frequenza non superiore a 1 volta a settimana. L’intensità massima di fornitura delle prestazioni risulta di 5 giorni feriali.

Questo livello assistenziale può protrarsi anche oltre 12 mesi.

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Assistenza Domiciliare Integrata a media intensità

L’ADI a media intensità è dedicata a soggetti non autonomi o comunque in oggettiva difficoltà a recarsi presso le strutture sanitarie pur necessitando di prestazioni diagnostiche, terapeutiche e riabilitative assidue a causa di una condizione di fragilità rilevante. Appartengono a questo gruppo:

  • i pazienti oncologici in stadio pre-terminale;
  • gli anziani con demenza avanzata e conseguente rischio di cachessia;
  • i cirrotici scompensati con ascite;
  • i pazienti in dimissione ospedaliera protetta;
  • coloro che soffrono di pneumopatie che comportano la necessità di ventilazione meccanica.

L’assistenza domiciliare integrata complessa a intensità media può protrarsi anche 12 mesi. Il paziente ne può usufruire fino a un massimo di 6 giorni su 7. Le visite del medico di base hanno una frequenza che va da 1 a più accessi settimanali.

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Assistenza Domiciliare Integrata complessa o ad alta intensità

Il livello 3 dell’assistenza domiciliare integrata è pensato per i soggetti con un’aspettativa di vita generalmente non superiore ai 6 mesi oppure in stato comatoso. Troviamo inclusi in questo gruppo i pazienti oncologici allo stadio finale, i soggetti con demenza o altre forme di neuro degenerazione avanzata, etc.

Alla gravità delle patologie si associano sintomatologie dalla gestione difficoltosa e quadri clinici instabili. Gli interventi inclusi nell’ADI ad alta intensità sono complessi e coinvolgono svariate figure dell’equipe sanitaria.

L’assistenza è quotidiana, estendendosi anche ai giorni festivi per un arco temporale che va dalle 4 alle 24 ore (inclusa la teleassistenza). L’ADI di livello 3 ha una durata prevista semestrale, con facoltà di rinnovo. Il medico di base effettua almeno un accesso giornaliero.

L’assistenza domiciliare integrata sovente include trattamenti fisioterapici
fisioterapia domiciliare inclusa in un piano adi

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Dimissioni ospedaliere protette

Quando le CDI sono motivate da dimissioni ospedaliere protette la durata varia da Regione a Regione. In alcune l’arco temporale massimo del servizio si attesta su 30 giorni, in altri casi sui 60 e in qualche Regione si supera anche tale soglia.

Differente pure il trattamento sul versante socio-sanitario. Per esempio, la possibilità per gli over 65 di usufruire gratuitamente di un’assistente familiare fissa o diurna (Approfondimento: “Badante non convivente: Assistenza notturna, diurna a ore o full time?”) può esserci come no, e per un arco temporale variabile.

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Di cosa si occupa l’infermiere ADI?

L’infermiere domiciliare risulta quasi sempre la figura più attiva nella somministrazione delle prestazioni ADI. A lui spettano infatti l’esecuzione della maggior parte delle terapie, la coordinazione con il medico di famiglia, gli specialisti e gli OSS. Di questi ultimi ha inoltre il compito di supervisionare l’operato.

Nel lungo elenco di mansioni di competenza degli infermieri ADI spiccano:

  • il trattamento delle stomie;
  • la gestione del cateterismo;
  • l’esecuzione della terapia infusiva, antalgica ed iniettiva;
  • il trattamento delle ulcere cutanee;
  • il controllo dei parametri vitali dell’assistito;
  • i clisteri;
  • i prelievi di sangue e la raccolta di altri campioni biologici (urine, feci, saliva);
  • la broncoaspirazione;
  • la gestione della nutrizione artificiale;
  • il monitoraggio dell’ossigenoterapia e della ventilazione meccanica;
  • le manovre rianimatorie (qualora si verifichi un’emergenza in sua presenza);
  • l’educazione e il supporto a caregivers familiari e badanti
  • l’assistenza mediante la telemedicina (ovviamente erogabile anche dal medico);
  • l’esecuzione di indagini strumentali come l’ecografia.

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Chi ha diritto all’assistenza domiciliare integrata?

In Italia ogni cittadino ha diritto a usufruire di un Livello Essenziale di Assistenza (LEA) dispensato tramite un ampio ventaglio di prestazioni. In tale ottica, il Servizio Sanitario Nazionale garantisce l’accesso alle cure domiciliari integrate, che dei LEA fanno parte, non ad una precisa categoria di malati, bensì ad ogni soggetto bisognoso di qualunque età.

Questo purché si trovi in uno stato provvisorio o definitivo di non autonomia e in concomitante, oggettiva difficoltà derivata dalle sue condizioni ad usufruire delle prestazioni sanitarie necessarie presso strutture esterne (ospedale, ambulatori).

Traslocare i servizi sanitari presso il domicilio del paziente ha indiscutibili vantaggi per il medesimo e per l’ottimizzazione delle risorse delle ASL. In effetti, è il trend attuale in ambito sanitario. La fornitura delle CDI comportano però anche il possesso di 2 ulteriori requisiti senza i quali le prestazioni domiciliari si rivelerebbero inefficaci o addirittura controproducenti.

Il primo è la presenza costante di un familiare, eventualmente una badante che possa farsi carico dell’aiuto quotidiano al paziente. Questo requisito appare ovvio, dato che chi beneficia dell’ADI presenta una condizione di fragilità più o meno marcata.

Il secondo vincolo riguarda l’idoneità dell’abitazione come luogo di erogazione dell’assistenza domiciliare integrata. Ad esempio, nel caso occorrano voluminose apparecchiature elettromedicali, va garantito lo spazio utile alle medesime e al loro funzionamento in sicurezza. (La non sussistenza dei requisiti abitativi risulta un problema perlopiù risolvibile.)

Un’anziana riceve informazioni e sottoscrive il PAI
anziana sottoscrive piano di assistenza individuale

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Come richiederla?

La richiesta per l’ADI segue una procedura piuttosto snella in caso di livello semplice, mentre risulta più elaborata quando si tratta dei livelli 2 e 3.

ADI A BASSA INTENSITA’. L’iter per accedere alle CDI semplici può avvenire a mezzo di vari canali, vale a dire:

  • medico di base oppure (per soggetti in età evolutiva) pediatra;
  • medico ospedaliero (in caso di dimissioni in modalità protetta);
  • servizi sociali;
  • paziente o un suo familiare (rivolgendosi al medico di medicina generale);

Il curante inoltra la segnalazione al Distretto Sanitario di riferimento per via telematica. In alcune Regioni possono coesistere altre opzioni, ad esempio sportelli dedicati accessibili direttamente ai cittadini.

ADI AD ELEVATA INTENSITA’. La domanda riconosce i medesimi attori, ma l’accettazione richiede il parere positivo di un’Unità di Valutazione Multidisciplinare (UVM). Questa comprende varie figure, vale a dire quelle potenzialmente coinvolte nella futura erogazione dei servizi.

Quindi il medico di base, l’infermiere, l’assistente sociale, il fisioterapista, lo psicologo, etc. Ognuna esprime un parere secondo le proprie competenze col fine di valutare la necessità/fattibilità dell’ADI nonché il numero di ore settimanali indispensabili a espletare il servizio.

Il risultato è un piano di assistenza individuale che deve essere accettato e sottoscritto dal paziente o dal suo tutore legale. Nel PAI è descritto in dettaglio l’insieme delle prestazioni da dispensare, gli orari, il caregiver di riferimento, il responsabile terapeutico (medico di medicina generale), i farmaci erogati, le apparecchiature fornite e ovviamente le figure professionali coinvolte.

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Tempi di richiesta e attivazione del servizio

L’iter per richiedere l’ADI ha tempi piuttosto contenuti. Il medico del Distretto Sanitario incaricato infatti, una volta avuta segnalazione dal curante, si deve adoperare in genere entro un massimo di 2 giorni per stabilire l’idoneità del soggetto a ricevere le cure domiciliari integrate di livello 1.

Le tempistiche risultano rapide anche quando l’attivazione riguarda l’ADI di livello 2 e 3. In questo caso la richiesta si effettua a un PUA (punto unico di accesso) e coinvolge un’Unità di Valutazione Multidisciplinare (UVM).

Quest’ultima raggruppa le categorie di professionisti arruolabili per l’erogazione dell’ADI: medici specialisti, fisioterapisti, infermieri, etc. Ognuno esprime un responso basato sull’analisi inerente alla propria materia che concorre al responso generale. Il tempo massimo di accettazione della domanda di cure integrate si attesta sui 2 giorni nella maggior parte dei casi, ma c’è da notare che da una Regione all’altra le disposizioni possono variare.

In caso di urgenze le tempistiche si riducono: l’attivazione effettiva del servizio  avviene entro le 24-48 ore. Il compito di decidere quando le condizioni di un individuo giustifichino un avvio urgente è del medico di medicina generale che effettua la richiesta del servizio. In caso di ADI per trattamenti palliativi l’attivazione entro 24 ore è la prassi standard.

L’erogazione delle CDI avviene tramite ASL oppure un ente accreditato (in genere si tratta di cooperative). L’ elenco globale di tali enti è disponibile sui siti ASL, per chi volesse farsi un’idea di base. Chi ha ottenuto valutazione positiva e beneficerà dell’ADI riceve in concomitanza alla notifica l’indicazione su chi erogherà il servizio, ASL o ente terzo. Nel secondo caso viene inclusa la lista degli enti idonei a fornire le prestazioni concesse per il caso specifico. Il cittadino è libero di scegliere quello che preferisce.

Una volta che si sarà messo in contatto con l’ente selezionato, il servizio avrà inizio entro 48-72 ore (salvo le urgenze), anche in funzione delle prestazioni necessarie. In genere all’attivazione corrisponde una prima visita da parte dell’ente stesso per concordare nel dettaglio le modalità e l’ottimizzazione dei servizi, ovviamente rimanendo all’interno del monte ore e delle prestazioni indicati nel Piano di Assistenza Individuale.

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La differenza tra richiesta ADI semplice e complessa

Il percorso procedurale per accedere all’assistenza a domicilio integrata semplice è un po’ differente da quella complessa. Nel caso della prima l’iter è più snello. Una volta che il medico di base o il sanitario ospedaliero hanno inoltrato la richiesta al Distretto Sanitario (tramite una semplice prescrizione), il medico distrettuale di riferimento effettua la valutazione, e se il suo parere è positivo concede il nulla osta. Il soggetto destinatario del servizio riceve la comunicazione e può quindi rivolgersi (in prima persona o più facilmente tramite il suo caregiver) all’ente convenzionato erogatore di sua scelta per accordi diretti.

Quando invece occorre richiedere l’assistenza integrata complessa di livello 2 o 3 si rende indispensabile una valutazione più laboriosa. In tale circostanza il MDM, il pediatra di libera scelta o il medico ospedaliero devono compilare un’apposita scheda anamnestica del paziente. Questa va presentata a un Punto Unico di Accesso (anche tramite posta elettronica).

Qui gli operatori provvederanno a inoltrarla all’Unità di Valutazione Multidimensionale alla quale spetta il vaglio della richiesta. I singoli valutatori possono variare in base alle disposizioni locali, ma in genere troviamo il medico distrettuale, il medico di medicina generale, l’infermiere, l’assistente sociale e in genere uno specialista che per i pazienti nella terza età è il geriatra. Tutti costoro esprimono un parere relativo alla propria area di pertinenza. Quasi sempre ciò avviene dopo una visita domiciliare nella quale il paziente viene sottoposto a svariati test per inquadrarne le condizioni psico-fisiche e socio-economiche.

In caso di responso positivo, l’iter prosegue con la comunicazione al paziente e la seguente redazione del PAI. Il medesimo conterrà le indicazioni sulle prestazioni da erogare e il monte orario nonché la cadenza di erogazione delle suddette prestazioni. A questo punto il servizio può effettivamente avere inizio.

L’assistenza domiciliare integrata prevede l’intervento di sanitari specialisti, infermieri e altre figure professionali
assistenza specialistica domiciliare

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 Quanto costa l’assistenza domiciliare integrata?

Uno dei quesiti più frequenti riguardanti le cure domiciliari integrate riguarda il costo del servizio. La risposta è confortante: l’ADI è sempre gratuito. Le fasce reddituali non condizionano l’accesso a questa forma di assistenza né esiste un obbligo di contributo alla spesa sanitaria da parte del cittadino, nemmeno quando questi ha un ISEE alto. L’onere di finanziare le cure domiciliari integrate è insomma a carico totale del Servizio Sanitario Nazionale.

Nota però che una valutazione socio-economica al momento della presa in carico della richiesta viene fatta. L’assistenza domiciliare integrata infatti può contenere servizi socio-assistenziali. Questi possono consistere nell’aiuto per la pulizia della casa, l’erogazione dei pasti, servizi di lavanderia, disbrigo delle commissioni quotidiane, supporto per l’igiene personale, etc.

Occorre quindi accertare se esiste una condizione di bisogni socio-assistenziali non coperti dalla rete formale o informale di sostegno al paziente, vuoi per assenza di caregivers 24h (familiari, volontari, vicini…), vuoi per difficoltà economiche che impediscono l’assunzione di una badante. Queste carenze possono motivare l’attivazione di interventi compensatori in tal senso.

La gratuità dei medesimi però non è scontata. Prendiamo il caso delle dimissioni ospedaliere protette quando il paziente ha almeno 65 anni. Alcune Regioni prevedono anche l’intervento di un OSS o di un’assistente familiare in servizio continuativo. Diversamente dalle cure sanitarie, la gratuità di quelle socio-assistenziali pare influenzata dalle risorse locali disponibili, in particolare sul medio-lungo termine.

La ragione sta nel fatto che questa forma assistenziale non è di esclusiva pertinenza del SSN, bensì riguarda anche i singoli Comuni. Risultato: decorso un termine prefissato il paziente con reddito superiore a una certa soglia sovente deve contribuire alla spesa per l’OSS/badante, oppure richiedere la cessazione del servizio.

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Chi eroga il servizio?

Le prestazioni multidisciplinari facenti parte dell’assistenza integrata domiciliare come abbiamo visto coinvolgono svariate figure professionali, dal medico specialista al farmacista, all’immancabile infermiere e via dicendo. Questi possono operare direttamente per conto dell’ASL di pertinenza oppure all’interno di enti gestori accreditati producendo quindi un’erogazione “mista”.

Anche in questo caso si rilevano modalità differenti tra le diverse Regioni.
Spieghiamo meglio. Alcune figure fanno capo all’ASL, come il medico di medicina generale (che, ricordiamo, è il referente terapeutico), l’infermiere domiciliare assunto dal SSN, il sanitario specialista (oncologo, geriatra, pneumologo, etc.) e l’operatore socio-sanitario dell’ASL.

Ma a parte il primo, ossia il medico di famiglia, gli altri possono anche operare per conto di enti gestori accreditati e convenzionati. Rientrano nell’elenco varie cooperative socio-sanitarie, consorzi, studi infermieristici, enti privati, aziende erogatrici di servizi sanitari.

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Quali sono le soluzioni assicurative per integrare l’ADI

Forse avrai già sentito parlare di assicurazioni sanitarie. Si tratta di una tipologia di copertura finanziaria, realizzata con la stipula di una polizza, mirata a tutelare un soggetto nel caso vada incontro a una o più delle problematiche sanitarie descritte nel contratto sottoscritto.

Com’è noto infatti le condizioni di salute possono incidere in modo anche drammatico sull’economia familiare, e questa a sua volta influenza le scelte assistenziali. Come esempio basta pensare alle conseguenze dell’interruzione forzata dell’attività lavorativa autonoma per malattia, oppure ai costi da sostenere per garantirsi il supporto quotidiano di un’assistente familiare.

In caso di reddito basso esistono varie agevolazioni per il caregiving privato (Approfondimento: “Quali aiuti economici esistono per la assistenza domiciliare”), ma sottoscrivere un contratto di assicurazione per integrare l’ADI può risultare una decisione oculata.

Le scelte disponibili quali sono? Per i dipendenti statali c’è Home Care INPS. La copertura interessa i soggetti non autonomi, e oltre ai lavoratori rimborsa i pensionati (ex-dipendenti statali, ovviamente) nonché i familiari degli assicurati, sia consanguinei che partners.

L’aiuto consiste in un bonus mensile oppure nell’erogazione dell’assistenza socio-sanitaria, a carico dell’INPS, tramite enti convenzionati del territorio di domiciliazione.

Se non ce ne sono, l’assicurato ha diritto a un incremento del 15% del rimborso. L’entità del bonus è variabile. Più è elevato il grado di invalidità, maggiore sarà l’assegno mensile. L’importo massimo ottenibile ammonta a € 1.380. Home Care INPS rimarrà in vigore fino al 2028.

Nota che tale sostegno non è disponibile per i beneficiari di polizze Long Term Care (LTC). Sotto questa definizione rientra una tipologia di contratti assicurativi ramo vita, proposti con molteplici varianti dalle varie compagnie. Certamente rappresentano la soluzione assicurativa più consona per chi vuole tutelarsi in caso di perdita dell’autonomia per malattia o infortunio. Questo la rende il complemento ideale per chi usufruisce dell’Assistenza Domiciliare Integrata.

I contratti LTC possono prevedere un termine di scadenza della copertura oppure il suo protrarsi vita natural durante. Nel primo caso il premio è più basso ma c’è il rischio che l’eventuale rimborsi cessi nonostante la prosecuzione del bisogno. Nella seconda eventualità invece la polizza risulta più costosa ma offre una protezione finanziaria ben maggiore.

Al momento della sottoscrizione il soggetto deve avere un’età inferiore a quanto stabilito dalla compagnia o dall’ente. Vale a dire 60-65 anni, talvolta però si sale a 70 o persino a 75. Il risarcimento in genere consiste in una rendita vitalizia di entità variabile; l’importo è condizionato dalle scelte effettuate dal contraente, poiché esistono più opzioni (a premio maggiore corrisponde un rimborso più elevato, ovviamente). Anche qui occorre valutare le cause di esclusione: perdita di autonomia causata da tossicodipendenza e/o alcolismo, patologie neurologiche degenerative.

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Assistente familiare e ADI

Molti anziani che usufruiscono delle cure domiciliari integrate hanno anche il supporto di una badante diurna o più spesso convivente. Parliamo infatti di individui non autonomi, quasi sempre over 65, con importanti problemi di salute e necessità costante di essere accuditi. L’assunzione di una caregiver può anticipare il ricorso all’ADI, oppure avvenire in un secondo momento. Le 2 forme di aiuto non sono alternative, bensì complementari.

L’assistente familiare si occupa dei bisogni primari correlati all’igiene personale, alla movimentazione, all’aiuto per i pasti, alla compagnia, etc. L’ADI come già descritto si occupa in primis della salute del paziente e qualora vi sia una concomitante necessità, anche dell’assistenza socio-sanitaria.

Quest’ultima però, pur se qualificata, non risulta assidua come lo è una badante fissa (Approfondimento: “Badante convivente: guida completa per contratti, orari e costi per un assistente domestico“). In qualche caso è disponibile pure il ricorso a quest’ultima con un rimborso totale del costo mensile, ma per archi di tempo relativamente brevi.

Per un anziano l’ingaggio di una caregiver privata risulta allora la scelta preferibile. Con una selezione oculata il beneficio sarà massimo. Non tutti lo sanno, infatti, ma esiste una categoria di badanti, quelle di livello DS, che hanno conseguito una formazione specifica di almeno 500 ore per accudire anche persone gravemente malate. Per fare un esempio, sono in grado di movimentare in modo corretto un anziano con malattia di Parkinson, una condizione che com’è noto rende difficile al soggetto colpito muoversi in modo fluido.

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